Ci sono storie che non si leggono soltanto: si respirano, si sentono sotto la pelle, riga dopo riga.
“Sotto la pelle” di Poddie Mattia è una di quelle. Un romanzo intimo, sospeso, che si insinua nei silenzi e che ti chiede di restare, di ascoltare, di sentire davvero.
Non è stata una lettura immediata né semplice – e forse proprio per questo mi ha lasciato qualcosa di più profondo. Una sensazione che si è fatta strada piano dentro di me.
Ringrazio di cuore l’autore per la fiducia e per avermi accompagnata in questa esperienza narrativa intensa e fuori dagli schemi.
E per avermi fatto conoscere questa sua opera che è, in tutto e per tutto, un invito al buio. Ma anche alla luce.

📖 Titolo: Sotto la pelle: un invito al buio
✍ Autore: Mattia Poddie
🏠 Casa editrice: Amazon KDP
📅 Anno di pubblicazione: 2021
📑 Numero di pagine: 60
🎭 Genere: narrativa introspettiva, erotismo psicologico
🎯 Adatto a: chi si sente in bilico tra ciò che è e ciò che gli altri si aspettano
Trama (senza spoiler!)
Cosa succede in questo libro?
Succede che entri in una casa e non ne esci più. O meglio: ti perdi, ma in quel perdersi trovi qualcosa di molto simile a te.
La protagonista, Nina, entra in una casa sospesa nel tempo, abitata da un uomo misterioso – il Custode – che scrive sulla pelle altrui. Letteralmente. Le parole diventano carne, e la carne diventa racconto.
Non c’è una trama nel senso classico. Ci sono stanze, frasi lasciate sui muri, silenzi che pesano quanto i gesti.
Il libro è un viaggio emotivo, sensoriale, fatto di desiderio, ferite e riscrittura del sé.
Alla fine, Nina non trova l’amore. Trova qualcosa di più raro: la volontà di scegliere sé stessa.
Cosa mi ha lasciato
Confusione. Intimità. Rabbia. Desiderio. Ma soprattutto: risonanza.
A metà libro ammetto di aver pensato: non ci sto capendo niente.
Poi ho capito che non era un problema mio.
Il libro non vuole essere capito, vuole essere sentito.
È una storia che ti entra dentro senza bussare. Non ti dice cosa succede, ma te lo fa provare.
E quando esci da quelle pagine, senti ancora addosso l’eco delle frasi incise. Come se fossero rimaste lì, sotto la pelle.
Cosa non mi è piaciuto
In alcuni momento mi è sembrata più una performance che un romanzo.
Il rischio è quello di sentirsi esclusi: come quando entri in una stanza dove tutti si stanno parlando con gli occhi e tu non sai la lingua.
Per metà libro ho avuto la sensazione che mi stesse dicendo: o mi capisci subito, o resti fuori. E io, fuori, ci sono rimasta per un bel po’.
Lo stile è densissimo, poetico, ma poco accessibile se cerchi anche solo un minimo di concretezza narrativa.
Ci sono momenti in cui la tensione erotica funziona, ma altri in cui sembra un po’ forzata, come se il libro cercasse di essere misterioso a tutti i costi.
Insomma: bello, profondo, ma non per tutti. E se lo leggi nel momento sbagliato, rischi di non capirlo.
Perchè lo consiglio
Perché è diverso. Perché non è scritto per piacere, ma per scuotere.
Perché è un libro da leggere quando sei pronta a sentirti nuda, anche se non c’è nessuno che ti guarda.
Perché parla d’amore senza mai nominarlo. E quando lo fa, lo fa attraverso un linguaggio che conosci solo quando ci sei dentro: il corpo, il buio, il non detto.
Non lo consiglio a chi cerca una storia lineare, con una trama ordinata e spiegazioni a ogni passo. Non è una lettura comoda, né semplice, né rassicurante. Ma è proprio per questo che funziona.
Lo consiglio a chi ha voglia di perdersi. E forse, un po’, ritrovarsi.